SOSTEGNI COVD: C’E’ BANCA E BANCA
Il Governo ha deciso di prorogare fino a giugno 2021 le scadenze degli strumenti finanziari agevolativi delle imprese messi in pista a primavera scorsa per fronteggiare gli effetti della pandemia: le garanzie MCC e SACE sulla erogazione di mutui fino a 72 mesi inclusi i consolidamenti e la moratoria sui crediti in essere.
Una scelta obbligata nel solco di strumenti necessari ma imperfetti e di una impostazione che mantiene queste imperfezioni. Gli elementi critici sono diversi; due in particolare pesano:
1. Orizzonte temporale massimo di questi interventi troppo breve rispetto alla portata della crisi e della sfida da affrontare. Il Governo si finanzia fino a 30 anni; non si capisce in base a cosa il tessuto industriale dovrebbe essere in grado di assorbire lo shock della pandemia con un indebitamento al massimo di 72 mesi, incluso il consolidamento delle passività esistenti, per giunta di fronte alle perduranti incertezze sulla sua evoluzione e conseguenze.
2. Questi aiuti sono orientati innanzitutto a proteggere le banche prima delle imprese nel fronteggiare l’emergenza e viene consentito loro di utilizzarli per fini propri e diversi da quelli per cui dovrebbero servire: aiutare le aziende a superare questo tzunami.
Le Banche non sono tutte uguali. Questi difetti si sono riflessi su come ciascun Istituto di credito ha interpretato l’utilizzo delle agevolazioni messe in pista. Alcuni lo hanno fatto in modo virtuoso e responsabile nel rispetto delle finalità degli obiettivi; altri hanno utilizzato le agevolazioni innanzitutto a fini propri, palesando comportamenti talvolta opportunistici.
Banche virtuose: hanno utilizzato gli strumenti disponibili con l’obiettivo primario di aiutare le imprese a superare le difficoltà e a mettersi in sicurezza per i prossimi anni: hanno consolidato debito ed erogato finanziamenti secondo le necessità del momento, con le durate massime consentite, concedendo adeguati periodi di pre-ammortamento. Queste banche hanno acquisito quote di mercato e si troveranno nel futuro ad accompagnare più facilmente le imprese nel rientro dai loro debiti. In sostanza: maggiori quote di mercato, più ricavi e migliore qualità del portafoglio crediti.
Banche opportunistiche: hanno operato con l’obiettivo primario di assicurare le proprie esposizioni creditizie e fare rientrare il prima possibile le imprese dagli indebitamenti. Hanno concesso poca finanza aggiuntiva e a condizioni di rientro non sostenibili, hanno cercato di minimizzare la durata dei finanziamenti ignare della realtà, sono state parche sulla concessione di pre-ammortamenti. Per queste banche, le difficoltà del Paese sono state solo un problema da cui uscire il prima possibile: poco senso di responsabilità, poca attenzione ai clienti, un certo qual opportunismo. Queste banche vedranno quote di mercato tendenzialmente in riduzione, qualità del credito minore, contenziosi legali latenti in crescita, minore redditività.
Muoversi tra banche più o meno responsabili. Questa pandemia ha marcato ancora di più la differenza tra banche. Le aziende si trovano a barcamenarsi in questo quadro; strette dalle difficoltà, pur di “tirare avanti” talvolta si vedono costrette ad accettare imposizioni creditizie dalle loro banche poco funzionali, a volte pure rischiose, orientate nella sostanza solo a ridurre in una visione di brevissimo termine e miope le loro esposizioni. In realtà, queste banche stanno amplificando e diffondendo in modo pandemico rischi di default che le altre banche stanno gestendo in modo più responsabile.
Come uscirne? Come fare in modo che le banche meno virtuose operino in modo più responsabile e cooperino con le altre per realizzare la soluzione più funzionale? Bisogna forzare le banche a giocare un gioco di squadra: ridurre la possibilità che ciascuna si consideri una controparte individuale nel rapporto con comportandosi come se sue decisioni non abbiano effetti sull’Impresa e sulle altre banche. Alcune indicazioni dalla nostra esperienza.
Serve un Piano di Intervento Finanziario: la cosa più importante è sottoporre contestualmente a tutte le banche un piano di Intervento Finanziario che, partendo dall’analisi della situazione e sulla base di previsioni molto prudenti, evidenzi le esigenze finanziarie dell’azienda e indichi a tutte le banche gli indirizzi generali con cui ci si intende muovere, gli obiettivi in termini di struttura finanziaria, i benefici conseguenti in termini di gestione dei rischi, quindi anche che cosa non possa essere accettato perché non rispondente alla situazione.
Rispettare il pari passu: l’Intervento Finanziario deve essere calato su ciascuna Banca in modo coerente con il quadro generale e secondo un principio di sostanziale pari passu: nessuna banca deve godere di una posizione privilegiata rispetto alle altre: ciascuna faccia il suo. Quindi occorre declinare l’Intervento in una proposta per ciascun Istituto in base alla situazione, coerente con le logiche complessive dell’Intervento.
Trasparenza e informazione: è opportuno che ciascuna Banca sia messa a conoscenza delle richieste creditizie fatte alle altre Banche in modo che recepisca concretamente la logica complessiva e il rispetto del principio di pari passu. In corso di realizzazione, ciascuna banca sarà informata dello stato avanzamento delle altre in modo che quelle con maggiori difficoltà deliberative possano avere una situazione più precisa e trovare meno resistenze all’allineamento delle azioni.
Essere pragmatici: poiché non tutte le Banche sono uguali, valgono due considerazioni:
– Chiedere uno sforzo maggiore alle Banche più responsabili in modo che ci sia un margine di sicurezza verso quelle più ostiche.
– Utilizzare questa occasione per spostare la bilancia delle relazioni verso le banche più responsabili e premiarle in termini di canalizzazione di servizi.
– Canalizzare incassi e pagamenti e utilizzare degli Affidamenti in modo opportunistico se dovesse servire per facilitare la realizzazione dell’Intervento
Il prezzo non è tutto. Alcune imprese negoziano per giorni su pochi decimali di tasso di interesse e privilegiano le banche apparentemente più convenienti, senza porre la necessaria attenzione al tipo di credito che stanno per acquisire. Tuttavia, l’impresa otterrà benefici di gran lunga superiori dal realizzare la struttura finanziaria ottimale che dal negoziare all’ultimo centesimo. L’approccio che abbiamo indicato porterà quasi naturalmente ad una sostanziale convergenza (e riduzione) del costo del denaro per l’impresa. Riflessione interessante sulla mia esperienza: le banche che operano in modo più responsabile sono generalmente anche quelle che spuntano tassi attivi superiori senza che questo infici la qualità della relazione con l’impresa.
In conclusione: uscire dal pantano. Molte imprese si trovano ancora oggi con debito bancario sostanzialmente congelato in una moratoria trascinata da marzo. Se non si fa qualcosa, si rischia di non uscirne e anche le poche opportunità di ripresa restano bloccate in una morsa di liquidità sempre mancante. Consigliamo a queste imprese di farsi carico della situazione e iniziare a dare loro il mazzo delle carte sottoponendo alle proprie banche un Piano di Intervento Finanziario che guardi in là nel tempo e le porti ad operare per dare maggiore sicurezza e prospettive all’impresa.
Francesco Robiglio
Corporate Finance
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